Sottotitoli
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Aleksandr Nevskij
un epico storico diretto da Ejzenštejn Sergej
1938 - Mosfilm
Nel cuore del XIII secolo, la Rus’ è devastata dalle invasioni mongole a est e dai crociati a ovest. Mentre i cavalieri teutonici minacciano le terre di Novgorod e di Pskov, il principe Aleksandr Nevskij si erge come un simbolo di resistenza. Con una forza straordinaria, guida il suo popolo alla vittoria nella leggendaria Battaglia del Ghiaccio, fermando l'avanzata dei crociati.
Sottotitoli a cura di Anna Dolgova
Contesto storico e sociale
Aleksandr Nevskij visse in un'epoca estremamente drammatica, durante la quale la Rus’ subì un durissimo colpo dai mongoli e, contemporaneamente, venne minacciata a ovest dai crociati. In quel periodo, Aleksandr era il principe di Novgorod e inflisse ai crociati due sconfitte decisive che fermarono la loro avanzata verso est: la vittoria nella battaglia della Neva del 1240 contro gli svedesi (evento che gli valse l'epiteto di Nevskij, “della Neva”), e quella nella celebre “Battaglia del Ghiaccio” del 1242 contro l'Ordine Teutonico. Successivamente, Aleksandr dovette affrontare la minaccia dei mongoli, per i quali scelse una via di compromesso che, secondo molti storici, contribuì in maniera significativa alla successiva ripresa della Russia dopo l'invasione.
Il film fu presentato per la prima volta al pubblico a Mosca il 23 novembre 1938, quasi dieci anni dopo l'uscita dell'ultimo film del regista "La linea generale" (1929). "Aleksandr Nevskij" rappresentò il più grande successo di pubblico per Ėjzenštejn, che riuscì a delineare non solo il profilo dell'eroe, ma anche quello di un intero popolo, in cui il Principe non è semplicemente un sovrano, ma una figura che si fonde con la collettività. La pellicola, che contribuì a riabilitare Ėjzenštejn agli occhi di Stalin, evitandone l'isolamento definitivo, gli valse nel febbraio del 1939 l'Ordine di Lenin e il Premio Stalin.
Tuttavia, a seguito del famigerato Patto Molotov-Ribbentrop (agosto 1939), il film fu ritirato e la sua proiezione proibita. Il trattato di non aggressione tra il Reich e l'Unione Sovietica sembrava imporre una pausa nella sua circolazione. Ma quando Hitler violò il "Patto" e invase l'Unione Sovietica nell'estate del 1941, "Aleksandr Nevskij", dopo diciotto mesi di oblio, tornò nelle sale con una forza ancora maggiore, trasformandosi in un autentico manifesto antinazista.
“Ero profondamente consapevole di fare un film, che era per prima cosa, e soprattutto, contemporaneo: era sorprendente la somiglianza tra gli avvenimenti descritti nella cronaca e nelle narrazioni epiche e gli avvenimenti dei nostri giorni. Nella sostanza, se non nella forma, gli avvenimenti del Tredicesimo sono emotivamente vicini ai nostri. E, in questo caso particolare, anche nella forma. Non dimenticherò mai il giorno in cui, avendo letto in un giornale della feroce distruzione di Guernica da parte dei fascisti, consultai documenti storici e trovai una descrizione della conquista di Gersik da parte dei crociati”.
Sergej Ėjzenštejn
Curiosità e riconoscimenti
Sergej Ėjzenštejn (1898-1948) è stato un regista, sceneggiatore, montatore, scrittore, produttore cinematografico e scenografo sovietico, ritenuto tra i più influenti della storia del cinema per via dei suoi lavori rivoluzionari, per l'uso innovativo del montaggio e la composizione formale dell'immagine. Ha diretto capolavori della storia del cinema come "La corazzata Potëmkin", "Aleksandr Nevskij" "Ottobre" e "Sciopero!".
Aleksandr Nevskij è venerato come patrono celeste della Russia e protettore della fede ortodossa, ed è stato santificato nel XV secolo. Nel XVIII secolo, sotto il regno di Pietro il Grande, la sua figura assunse una particolare preminenza: l'imperatore lo proclamò patrono della neonata San Pietroburgo, trasferendo la sua sacra salma nella città. Si ritiene che il monastero (lavra) pietroburghese a lui dedicato sorga proprio sul luogo della sua storica vittoria contro gli svedesi. Successivamente, Caterina I, vedova di Pietro, istituì l'Ordine di Aleksandr Nevskij per premiare i cittadini più meritevoli. Infine, durante la Seconda Guerra Mondiale, Aleksandr Nevskij divenne un simbolo di resistenza e di coraggio nella lotta contro il nazismo, incarnando lo spirito indomito della nazione russa.
Con l’aumento delle tensioni con la Germania nazista, nel gennaio del 1938 il capo dell'URSS commissionò ad Ėjzenštejn la realizzazione di un film biografico su un condottiero russo che, nel XIII secolo, era riuscito a sconfiggere gli invasori teutonici. Per Aleksandr Nevskij, il regista si immerse con la consueta meticolosità nella ricostruzione storica, studiando minuziosamente l'epoca e realizzando personalmente bozzetti di costumi, armature e ornamenti. Nell'estate torrida dello stesso anno, si dedicò a ricreare la storica battaglia del 4 aprile 1242, combattuta sul ghiacciato lago Peipus, utilizzando zattere pneumatiche e ghiaccio artificiale. Come ricordò Tissė, per rendere ancora più vivido il dramma della scena, il film fu girato "alla velocità di otto-dodici fotogrammi al secondo, anziché i consueti ventiquattro", accentuando così il particolare ritmo epico e l'intensità della battaglia.
Sergej Prokof'ev (1891-1953) é stato uno dei più grandi compositori musicali di tutto il Novecento. Ha lasciato il suo inconfondibile segno anche nel cinema, con le due partiture realizzate per Sergej M. Ejzenštejn, tuttora annoverate tra i risultati più significativi mai raggiunti in questo campo. Elaborò le colonne sonore per gli ultimi due capolavori di Ejzenštejn: Aleksandr Nevskij (1938), da cui ricavò anche l'opera 78, una cantata per mezzosoprano, coro misto e orchestra; e Ivan Groznyj (presentato al pubblico in due parti, la prima, nota in Italia come Ivan il terribile, nel 1945, la seconda, invece come La congiura dei boiardi, nel 1958), da cui A. Stasevič trasse l'omonima cantata. La colonna sonora di Prokof'ev non è solo un sottofondo, ma un narratore potente che guida lo spettatore attraverso la storia russa. La musica si eleva e si avvolge attorno alle immagini, creando un’esperienza che è più di un film; è un’opera d’arte vivente.
Non ci sono parole su questo se non: capolavoro!
Qualcuno che sculetta ..(autocensura) dovrebbe questo fare tesoro dell'ultima scena del film.
La terza Roma non cadrà.